L’aver eseguito aborti in passato può incidere sulla possibilità della donna di conseguire nuove gravidanze. Infatti l’essersi sottoposta ad isterosuzione (svuotamento dell’utero mediante aspirazione dell’embrione) può provocare sinechie uterine o sindrome di Asherman (aderenze tra le pareti interne dell’utero) che impediscono il normale annidamento embrionale oltre al creare un ambiente sfavorevole allo sviluppo dell’embrione stesso.
Questo vale anche per la RU-486 nei casi in cui non sia completa l’espulsione dell’embrione e siano necessarie manovre interne di revisione uterina.
Nei casi in cui invece il concepimento sia avvenuto dopo aborto medico, non sono riportate in letteratura complicanze significative per il neonato stesso.
Sono però riportati casi di rottura uterina con perdita del bambino nelle donne sottoposte ad aborto chirurgico in quanto tale manovra può creare zone di discontinuità nella parete uterina che durante la gravidanza o il travaglio, sottoposte a stress elastico, tendono a cedere rompendosi.
Non necessariamente i figli nati in gravidanze successive avranno problemi fisici, non bisogna però dimenticare la sindrome del post aborto che, attraverso la madre, influisce negativamente sulla crescita serena del bambino e che va affrontata e curata al più presto possibile.

- Comitato Scientifico -