(domanda di un ragazzo) Se la mia ragazza resta incinta come posso affrontare la cosa? Come posso aiutare in questa situazione?



La differenza e complementarietà di un uomo e di una donna trovano in questo momento una grande evidenza.
Mentre  è la donna a custodire in grembo il bimbo, dove esprimerà se stessa in tutta la sua dolcezza, l’uomo per natura è chiamato a vivere la gravidanza con tutta la sua personalità, esprimendo ciò che è più naturale per lui: l’essere presente, l’aver coraggio, saper proteggere, offrire la sua forza, il suo aiuto concreto, la sua comprensione e la tenerezza di cui è capace.

Ciò viene più naturale all’interno di relazioni stabili e responsabili.
E si comprende bene come un bimbo richiami al bisogno di una dimensione familiare che si fa “culla” per la sua nascita.

Se la gravidanza invece è frutto di un rapporto occasionale o comunque instabile, anche l’uomo è chiamato ad assumersi la sua responsabilità.
Ciò non significa necessariamente proseguire nel rapporto di coppia, né riconoscere a tutti i costi il bambino.
È corretto però fare un percorso responsabile, accompagnare per esempio la propria ragazza dagli specialisti per gli accertamenti del caso, e al CAV per chiedere aiuto e consiglio.
Un buon accompagnamento di consulenza può aiutare la coppia a comprendere se ci si sente chiamati a proseguire il cammino insieme, o se è meglio lasciarsi per il bene reciproco. Ma il bambino chiama sempre ad un atteggiamento responsabile.

Anche se si decide di separarsi, l’essersi accompagnati con responsabilità lascerà meno conseguenze psicologiche negative che non il fatto di aver abbandonato la propria ragazza.

C’è tutta una dimensione maschile che viene spesso trascurata quando si parla di gravidanza, e che – di fronte a separazioni, gravidanze inattese od interrotte – mostra tutta la sua drammaticità seppur in forme diverse rispetto alla donna.

Puoi leggere anche la risposta ad una ragazza, sul medesimo argomento (clicca qui).
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