Nessuno può giudicare né fare la morale perché nessuno può capire cosa prova e come si sente una donna che abortisce.



Considerazione originale:
Nessuno può giudicare né fare la morale perché nessuno può capire cosa prova e come si sente una donna che abortisce. 
Non è una cosa bella né tanto meno facile, anzi è dolorosa e difficile da superare. 
Una donna che abortisce non è felice né orgogliosa di farlo. 
Per quanto uno prova ad immedesimarsi non riuscirà mai a capire cosa prova perché quando lo si vive sulla propria pelle è tutto diverso.

Commento-risposta:

…grazie per le parole forti che hai voluto rivolgerci. Hai ragione, nessuno può giudicare la donna che abortisce.
Semmai si possono capire – sciogliere quando possibile – i nodi che hanno condotto a questa scelta (più o meno consapevolmente)  che, come dici tu, è dolorosa e difficile da superare.
Il percorso “Tra le mie braccia” è nato proprio dal prendere consapevolezza che da un lato i bimbi non vedono la luce, e dall’altro una donna si ferisce…
Due dolori che si sommano, che si amplificano…

Cosa fare? Non è forse importante ed urgente aiutare le giovani – ed anche i ragazzi - a comprendere “la posta in gioco”?

È questo lo scopo delle varie attività culturali promosse dall’Associazione Scienza e Vita: approfondire scientificamente ciò che è la realtà – nel caso di questo convegno l’oggetto era la vita nascente – e aiutare a riflettere sul valore della vita.
Il desiderio è presentarne la bellezza, per poi comprendere che tutto ciò che offende la vita è di fatto “contro di noi”.

Convegni come questi cercano di informare, mostrando la realtà così com'è,  in tutti gli aspetti.
È una vile menzogna quella di chi ci presenta la vita affettiva e l’incontro dei corpi con superficialità… Altro che “profilattico e pillola e tutto fila liscio”, non siamo “macchine da sesso”… l’amore e le relazioni sono incontri che mettono a nudo tutta la nostra umanità, e che hanno bisogno di essere preparati, custoditi, curati…

Il dolore che hai espresso nella tua considerazione mostra con evidenza l’urgenza di “narrare la verità” della vita, proprio perché si eviti di arrivare a queste ferite per comprenderlo.

Ma non basta. C’è un passo in più da fare: se c'è una ferita, per guarirla dobbiamo saperla riconoscere, comprenderne le cause per evitare che si riapra. In altri termini, per “guarire veramente”,  la soluzione non è dimenticare ciò che è successo, ma rielaborarlo, comprenderlo, “dargli un nome”, riconoscere ciò che non ha funzionato e perché, prendersene cura...
È un lavoro duro, che è bene non fare da sole. Ma è un lavoro liberante e risolutivo, perché tutti siamo chiamati “alla vita”, in ogni momento; anche dopo le cadute c’è bisogno di ricominciare…
C’è bisogno di perdonare noi stesse, e perdonare i contesti e le persone che ci hanno spinto a questo: se non comprendevamo ciò che stavamo facendo, ora non dobbiamo cadere nella disperazione, voltare pagina in modo deciso e nel bene.

Chi vive un'esperienza di fede ci racconta che ciò apre ad uno sguardo profondo nel proprio animo, con una ri-nascita che parte da dentro. Molte hanno trovato nel sacramento della confessione l'aiuto per ri-partire.
Ma anche chi non è credente sente – proprio per il dolore che prova – che c’è un’interiorità che ha bisogno di essere curata.

C’è una bellezza dentro di noi e nelle nostre relazioni che non può essere “buttata”, banalizzata.

Se c’è stato un tempo dove non conoscevamo, non capivamo, o dove non volevamo capire, con tutti i rischi, ed i pasticci che abbiamo causato in noi e negli altri, c’è un tempo per ciascuna – e se vogliamo è l’oggi – dove si può ricominciare.

Dimenticare è “una cura superficiale”, dobbiamo capire per rinascere!

C’è un treno per la bellezza, per la vera felicità, che passa proprio dal guardarsi allo specchio, dal guardare alla ferita, e dal decidere una volta per tutte di curarla e di prendersi a cuore “dentro”.

Scopriremo un modo nuovo di intendere l’amore e la relazione, un donarci più libero e consapevole, quando sapremo che dall’altra parte c’è chi vuole camminare davvero al nostro fianco, per costruire qualcosa…

C’è un treno per la bellezza, "prendiamolo”: come ci hanno testimoniato, ora è tempo di ricominciare.
...la vita ci aspetta!

...grazie delle tue parole, che aiutano chi legge a non fermarsi in superficie, di fronte al dolore che provoca l'aborto.
- Comitato Scientifico -